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domenica 21 luglio 2013

Breve riflessione sul mestiere dell'interprete



Ieri sera mi sono ritrovata a leggere un libro che ho comprato di recente. Parla dei vari servizi linguistici esistenti e nella prefazione mette l’interprete e il traduttore a confronto, il che è molto interessante. 

La prima grande differenza, come sappiamo, è che il traduttore traduce testi scritti, mentre l’interprete (consecutivo, simultaneo, chuchotage ecc..) traduce testi orali. Ma ovviamente, mentre il traduttore si deve comunque attenere al testo e non può decidere di omettere delle frasi o concetti, l’interprete sulla base della sua bravura/esperienza può decidere quali omettere. Oggi vorrei spendere due parole sull’interprete

Ovviamente bisogna evitare di omettere numeri (cifre, date …) quando si riproduce oralmente durante una trattativa, un convegno, una guida ecc., perché i numeri sono molto importanti per focalizzare il quadro della situazione e relative statistiche in certi contesti. Altra cosa, durante l’interpretariato l’importante è esprimere il concetto di base del messaggio e non ha importanza se non si riproduce fedelmente, parola per parola, quanto è stato detto. 

Può essere rischioso tradurre un messaggio in modo errato se non si è capito bene, visto che in certe situazioni dopo si rischia una brutta figura perché a quel punto è difficile tornare indietro  e correggere il tiro (ad es. capire in un chuchotage che una procedura per la lavorazione di un materiale sia in un certo modo e poi correggersi solo più tardi quando un termine o un passaggio evidente della lavorazione ci fanno intuire che non avevamo capito niente o quasi di quando tradotto a voce e quindi l’interprete si trova costretto a rispiegare tutto, facendo perdere tempo a chi lo deve ascoltare, sembrando poco competente). Lo stesso vale in situazioni di interpretariato medico, dove si potrebbe mettere a rischio la vita di un paziente se si traducono dosi sbagliate di un farmaco o il tipo di farmaco da somministrare. 

Un fatto simile può accadere all’interprete di conferenza, che ascoltando in cuffia i relatori di una tavola rotonda, ad un certo punto a causa di un dialetto stretto/troppi slang o di una velocità troppo elevata dello speaker non riesce più a stare dietro ad un discorso e si zittisce. Se si sta facendo interpretariato simultaneo è preferibile riprodurre un messaggio più in generale e poi cercare di recuperare successivamente le informazioni ‘perse’ sulla base delle informazioni fornite a mano a mano da chi parla, così chi ascolta la traduzione non riuscirà a percepire che ci sono stati dei gaps di comprensione. Questa tecnica di recupero viene con gli anni di esperienza e di studi approfonditi nel settore. 

Per l’interpretariato consecutivo invece in alcuni casi si può ricorrere al sistema di notazione (nelle scuole di mediatori linguistici questa tecnica viene sempre insegnata e anch’io l’ho praticata); l’interprete prende appunti su quello che ascolta e sulla base dei dati e simboli specifici annotati riproduce in seguito il discorso di chi ha parlato. Sicuramente è meno stressante di un lavoro in simultanea, perché l’inteprete ha il tempo di riorganizzare mentalmente tutte le informazioni e poi rielaborarle nella lingua di destinazione durante e dopo la fine del messaggio. Per fare un esempio, nel 2011 ho svolto interpretariato consecutivo di trattativa presso uno studio notarile di Lucca, con 4 persone che dovevano accordarsi per vendere/comprare dietro contratto di compravendita, e il sistema di notazione per numeri e date in quel caso mi è sembrato davvero utile.

Poi c’è la tecnica del voiceover, quella applicata nelle interviste o nei documentari ad esempio, dove in sottofondo si percepisce appena la voce di chi racconta in lingua originale e a volume più alto la traduzione italiana orale registrata che spicca sull’altra e ci fa capire il messaggio. Recentemente un’azienda in provincia di Pisa mi ha chiesto questo servizio per tradurre a voce un’intervista a un signore straniero sui campi di concentramento per realizzare un documentario/diario storico. Lì ho sintetizzato con calma sulla base delle informazioni centrali, tralasciando le cose che non importava tradurre.

A livello di stress, quello dell’interprete simultaneo/consecutivo/di chuchotage è sicuramente un mestiere che può creare più stress nel momento in cui opera. L’ansia di sbagliare - se si è di fronte a una situazione sulla quale siamo poco preparati oppure se non siamo molto esperti - può giocare brutti scherzi. Meglio non farsi prendere dal panico quindi, e cercare di arrivare al momento X preparati e con fiducia nelle proprie capacità. 

La cosa migliore per un interprete (e che lui/lei stessa dovrebbe sempre richiedere) è una scheda o del materiale su cui prepararsi e basarsi per ‘non andare al buio’, sapere bene di cosa stiamo parlando e chi sono i relatori, un tema generale del loro discorso ecc…se non vogliamo imbatterci in situazioni che potrebbero creare errori di comprensione e una conseguente errata traduzione orale.

Non accettare incarichi che potrebbero non essere alla nostra portata è sicuramente una scelta matura e consapevole, perché eviteremo di perdere la nostra reputazione e professionalità conquistata pian piano. Meglio proporsi per meno settori, ma fare una bella figura quando siamo operativi.

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