Pages

giovedì 8 agosto 2013

Vorrei fare mediazione linguistica ma non lo so...cosa faccio?

Questa domanda me l'ha fatta ieri mia cugina, che ha da poco concluso la maturità linguistica. Presa dai dubbi, sta ritardando l'iscrizione all'università perché non sa se vuole fare lingue e letterature oppure mediazione linguistica, la sorella le dice di iscriversi a medicina, la mamma di andare a lavorare. Insomma, non ci capisce più nulla...
Immagino che non sia facile per chi esce dal mondo 'dorato e scodellato' della scuola ritrovarsi improvvisamente a fare una scelta del genere, che in un modo o nell'altro può determinare il tuo futuro. Però le ho spiegato delle cose che spero la aiutino a riflettere a fondo su quale strada prendere.

Come si fa a capire se si vuol fare il traduttore? 
Lei mi dice 'a me piacciono le lingue, però non so dove buttarmi.'. Si d'accordo, ma io le ho detto che NON BASTA. E perché? 

Perché chi fa il liceo linguistico sicuramente ama le lingue (altrimenti non sceglieva quella scuola, nella speranza che non sia stato 'forzato' da qualcuno a sceglierla), ma NON tutti poi vogliono, o meglio, sanno fare il traduttore.
Alcuni dopo aver fatto questo liceo capiscono che non faceva per loro e imboccano altri sentieri totalmente diversi, più o meno facili/difficili, altri si buttano sull'insegnamento, altri vanno a fare la guida turistica...

Fare il traduttore credo sia una cosa che si ha dentro. O ce l'hai la passione o non ce l'hai, e si può capire con facilità.

Io per passione intendo quella vera, quella che se non capisci qualcosa in un testo ti vai a cercare cosa vuol dire fin dalla scuola superiore, quella che non pensi ad altro finché non hai trovato come rendere un' espressione in un testo, quella che quando traduci la tua mente è completamente 'divisa in due' tra il source e target e non vedi l'ora di rileggerla per capire cosa ne è venuto fuori. E questa si chiama curiosità, voglia di imparare e trasmettere il giusto messaggio di un traduttore, che mandano avanti e muovono il suo mestiere.
La passione è quella che ti impegni a fare salti mortali se sei in ritardo nella consegna, quella che non ti pesa mai di lavorare la sera o notte in casi di sovraccarico di lavoro, quella che d'estate o per Natale non ti fai un mese di ferie perché i clienti non ti aspettano, perché il mercato è pieno di traduttori e non sei l'unico traduttore disponibile per un'azienda. 

Io non credo a chi dice 'Io faccio traduzioni quando ho tempo e voglia'. Secondo me quello non è un vero traduttore, non è un professionista chi dice 'lo faccio a scappatempo, però se voglio andare a fare shopping un giorno... pace'. La parola tempo per un traduttore è MOLTO relativa e soggettiva, e a volte rischia di andare nel dimenticatoio. Il tempo per i clienti va trovato (a meno che uno non abbia un reale impedimento serio) se si vuole restare 'up' nel mercato e si vuole mantenere la giusta reputazione.

Chi non ha tutta questa curiosità spontanea, senso del sacrificio di ferie e orari, comprensione dell'importanza di rispettare scadenze e una buona dedizione al cliente, è bene che si guardi meglio attorno per capire cosa fare nella vita e che non stia a perdere del tempo prezioso per fare questo lavoro e affollare ancora di più un mercato già fin troppo intaccato da tanti 'dilettanti'.

Nessun commento:

Posta un commento